Adesso non più. E non è un bene.
Siamo chiamati a farci prossimo, a rimanere accanto, a dare sollievo. A fare di tutto per tentare di rendere innocui gli affilati artigli della sofferenza. Per addolcire e dare senso al momento del trapasso.
Dobbiamo correre dove i fratelli e le sorelle soffrono per donare consolazione sempre, soprattutto quando la scienza, dopo aver compiuto l’ultimo, inutile sforzo, umilmente, si fa da parte, alza le mani, si arrende e confessa il proprio fallimento.
Siamo onesti, nascere per morire non è poi un grande affare; morire in giovane o in tenerissima età, poi, non lo è per niente.
Davanti allo spettro della morte ogni parola diventa piccola, incompiuta; solo la fede in Dio Padre e nella resurrezione della carne donano vera consolazione.
Sara ha consumato le sue ore. Ha ridonato al Padre l’ultimo suo respiro.
E, come per incanto, il suo volto, sfigurato dal dolore, si è come disteso, rasserenato, addolcito. Illuminato.
Il bruco è diventato farfalla. E ha preso a volare. Per i cieli infiniti, i tempi eterni.
Maurizio Patriciello.”.
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