In ballo ci sono ben 500 posti di lavoro che rischiano di essere vanificati in un attimo, con “immani” disagi e sofferenze che già stanno vivendo i relativi nuclei familiari – il cui destino è “appeso a un filo” – con un’incertezza totale nel futuro. Da parte sua, la succitata azienda vorrebbe delocalizzare la produzioni in altri siti collocati fuori regione. Ebbene, per scongiurare un ulteriore impoverimento della popolazione locale in un periodo di già grave crisi economica e sociale, l’auspicio è che la mobilitazione, già innescatasi, porti ai risultati sperati ed al conseguente “reintegro” del personale preesistente nella medesima sede, al momento a forte rischio chiusura.
Libero Cittadino Pensante 