Grumo Nevano, femminicidio Rosa Alfieri. Elpidio D’Ambra “esce allo scoperto”: “Le voci nella testa mi dicevano di uccidere, ma non ero io”

Di seguito, le affermazioni – raccolte in aula – rispettivamente dell’autore del reato e del padre della vittima:

Ho ucciso Rosa, ma non ero io. Quel giorno avevo un mostro nella mia testa e voci che mi dicevano devi uccidere“. Parla di “voci nella testa” che lo avrebbero portato ad uccidere la giovanissima. La colpa di queste “voci” è da additare, da quanto lui stesso dichiara, ad un ‘cocktail’ di stupefacenti. “Colpa della droga perché sono un tossico dipendente all’ultimo stadio” continua. Così l’imputato cerca di giustificare l’omicidio di Rosa Alfieri. “Approfitta” poi della concessione fattagli per rivolgersi alla famiglia della vittima. “Per questo chiedo scusa alla famiglia di Rosa Alfieri e anche a Dio” dice in aula.

Al termine dell’udienza il padre di Rosa, Vincenzo Alfieri, dichiara: “Non credo a quello che ha detto, come non gli crederà la giuria“. Diffidente nei confronti delle dichiarazioni dell’imputato il padre continua a sperare nel lavoro dei magistrati. Un rigetto totale anche per le ‘scuse’ ricevute in aula: “le scuse non le accetto: ha ucciso mia figlia, di quali scuse parliamo“. “Solo una bestia può fare una cosa del genere. Le sue sono parole dette per cercare di avere meno danni, per avere una pena grave. Quello che ha detto, l’ha detto per non prendere l’ergastolo” conclude.

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