Attualità. OMS, nuove linee guida per un approccio più “inclusivo” verso la comunità LGBTQIA+ in campo medico

Si è, inoltre, palesata la difficoltà di reperire informazioni specifiche, tale per cui una persona transgender su tre non è in grado di trovare indicazioni adeguate relativamente alla propria specifica condizione, e quindi non sa a chi rivolgersi per ricevere cure appropriate, nè tanto meno per prendere misure preventive.

Il dato ancora più preoccupante è che il 53% dellз intervistatз ritiene che l’identità di genere possa avere una correlazione con specifiche patologie oncologiche, ma sceglie comunque di non affidarsi a un servizio sanitario, dal momento che nel 32% dei casi vengono riferiti episodi apertamente discriminatori o atteggiamenti poco inclusivi da parte del personale sanitario.

D’altra parte, se si passa a considerare il versante dellз oncologз, quasi la metà dellз intervistatз (46,2%) ammette di operare in un sistema sanitario poco accogliente verso le minoranze, mentre il 18,4% dichiara aver assistito a episodi discriminatori tipo da parte dellз colleghз.

Ebbene, al fine di una ottimizzazione del servizio sanitario in riferimento alle esigenze della comunità LGBTQIA+ sarebbe opportuno insistere su delle strategie d’intervento mirate a rispondere ad esigenze specifiche, e non continuare a navigare nel mare magnum delle generalizzazioni facendo riferimento al macrosistema sanitario nazionale ed ad un rimbalzo di responsabilità che non sortisce nessun effetto. Tuttз, infatti, hanno pari diritti e devono vedere salvaguardato il proprio diritto alla salute, senza distinzione di genere.

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