Le attività investigative hanno messo in luce un vero e proprio “sistema” criminale:
Tra i partecipanti all’organizzazione, oltre ad alcuni detenuti dell’istituto detenuto partenopeo, figura anche Pietro Ioia, garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale del Comune di Napoli, tuttora in carica. “Avvalendosi” del suo ruolo e dei poteri rivestiti, che gli consentivano libero accesso all’interno delle carceri, introduceva, previo compenso pecuniario, i dispositivi di telefonia mobile e la sostanze stupefacenti. Sei degli arrestati sono ora rinchiusi tra le quattro mura di una cella; gli altri due sono stati confinati nel regime dei domiciliari.
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