Gran Bretagna, “accorato” addio alla regina Elisabetta II: il suo percorso con una mano protesa alla comunità LGBTQ+

Le seguenti dichiarazioni sul tema sono riportate da “La Stampa“:

L’associazione Gaynet pone l’accento sul piano politico: “La destra italiana impari da lei

«Nonostante appartenesse a una generazione cresciuta con l’idea dell’omosessualità come reato, Elisabetta II di Inghilterra ha saputo cogliere il meglio dei mutamenti storici e sociali finché è stata in vita». Così Rosario Coco, presidente dell’associazione Gaynet, in una nota. «Oltre al primo documento contro le discriminazioni rivolto ai Paesi del Commonwealth, di lei ricordiamo il Royal assent al matrimonio egualitario nel 2013 e la posizione chiara contro i trattamenti di conversione nel 2021, le cosiddette terapie riparative, definite veri e propri strumenti di tortura dalle Nazioni Unite contro le persone lgbtq+. Se la destra italiana recepisse anche solo metà delle sue idee, sarebbe meno reazionaria e anti-europea di quanto è oggi, cioè più a destra di una monarchia.».

Fabrizio Marrazzo (Partito gay) precisa: “Cordoglio, ma non si oppose alle leggi antigay di Thatcher

«La morte della Regina Elisabetta II ha suscitato un profondo dolore in molti, a cui ci uniamo al cordoglio, ed è quindi giusto ricordare con imparzialità tutti gli atti, come in particolare la mancata opposizione alle leggi antigay che nel 1988 furono votate dal governo conservatore di Margaret Thatcher, che vietava di parlare in modo positivo di lgbt+ ed ogni formazione contro l’omobistransfobia nelle scuole. Questa legge pesò sulle vite di molte persone lgbt+, come Boy George che per questo fu vittima di una campagna di odio in quegli anni»: così Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito gay. «Tuttavia va ricordato che poi la Regina si adattò al cambiamento, firmando negli anni 2000 le leggi pro lgbt+, compreso il matrimonio, che citò anche nel suo discorso annuale, e riabilitò Alan Touring, che era stato incarcerato perché gay. Con la fine del suo regno si chiude un’epoca.» ha, infine, ricordato Marrazzo.

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