Le trattative venivano “imbastite” via WhatsApp mediante il recapito telefonico pubblicato nell’annuncio.
Ovviamente, alla base c’era tutto un disegno criminale volto a “raggirare” il compratore.
Così, quando il carnefice pensava di aver “servito” un altra “doccia fredda”, si è ritrovato invece addebitata una denuncia alla Procura della Repubblica del competente territorio.