Il “ritratto” dell’afflizione:
Un “pilastro” a cui Carmine mai avrebbe pensato di separarsi, un riferimento di vita dal quale nessuno figlio/a vorrebbe allontanarsi.
Il diciassettenne ha, pertanto, visto anche la sua vita andare “in fumo”. Si è, altresì, sentito come in una “stanza buia” – “abbandonandosi” alla sofferenza – per un intero calendario, quasi due “lunghi” anni, “incapace” di reagire e di muovere il benché minimo passo avverso quella che è un’ingiustizia ed un atto disumano sotto tutti i punti di vista.
Sentire, guardava Carmine – in quel buio – ma nessuna parola veniva proferita dalle sue labbra e nessun gesto, istinto o d’impulso, veniva agito da: i suoi arti; dalla sua mente e dal suo corpo.